Il “knowledge-based capital”, che comprende tutti i tipi di proprietà intellettuale, dal diritto d’autore ai brevetti, è diventato una delle risorse fondamentali per la crescita delle economie Ocse: è quanto emerge dal rapporto “Enquiries into Intellectual Property’s Economic Impact” pubblicato recentemente dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Tra tutti i tipi di proprietà intellettuale, il copyright è quello che attrae maggiori investimenti. Nello studio dell’Ocse, ampio spazio è dedicato all’avvento del digitale, che ha cambiato la fruizione e la distribuzione di materiale protetto e ha moltiplicato le sfide per il legislatore. Il report evidenzia infatti che nell’Unione Europea – e non solo – sono in fase di revisione le norme che regolano la proprietà intellettuale e il diritto d’autore proprio per adeguarle alla nuova realtà. Nell’era di internet è necessario inoltre avere un nuovo quadro di riferimento per contrastare la pirateria e lo spionaggio industriale. Tuttavia, il rapporto mette in luce anche le opportunità offerte dal nuovo scenario per stimolare la creatività e facilitare l’accesso all’informazione e all’utilizzo delle opere dell’ingegno. Per i ricercatori Ocse è necessario fare chiarezza sulle regole per il consumo di contenuti online trovando un equilibrio tra la giusta tutela degli aventi diritto e l’uso personale dei materiali protetti.
Le cifre confermano il consistente contributo delle industrie Ip-intensive alla creazione del Pil nell’Unione Europea (38,6%) e all’occupazione, con 77 milioni di posti di lavoro corrispondenti al 35% del totale e con retribuzioni superiori del 40% rispetto alla media generale. Altro dato interessante, le industrie ampiamente basate sulla proprietà intellettuale rappresentano oltre il 90% di tutte le merci esportate dall’UE.
A proposito dell’Italia, nel capitolo dell’indagine Ocse dedicato specificamente al “Copyright nell’era digitale” si sottolinea che le industrie copyright-intensive mostrano un andamento stabile e, in base ai dati relativi al 2011, incidono sul Pil per il 3,65%, senza grandi variazioni rispetto alla prima rilevazione Ocse, effettuata nel 2008. In particolare, lo studio riconosce alle industrie italiane la capacità di “far leva sulle opportunità tecnologiche offerte da internet”: è così che sono nate diverse start-up nei settori della musica, del gaming e dei video. Secondo il report dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la proprietà intellettuale ha ricadute positive per l’industria italiana anche in un altro settore fondamentale per la nostra economia come quello della moda, sfruttando il copyright per proteggere le sue creazioni insieme ad altre forme più tradizionali di tutela della proprietà intellettuale, come i marchi.
Fonte: SIAE
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