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Autori e compositori chiedono aiuto all’UE contro il buy-out delle piattaforme video on-demand estere

scritto da contentmanager il 11 novembre 2022

Martedì 8 novembre, autori e compositori europei hanno incontrato gli europarlamentari in un panel a Bruxelles per esprimere la loro preoccupazione nei confronti del crescente fenomeno dei contratti di buy-out e work-made-for-hire che sono loro imposti da parte della grandi piattaforme di video on-demand non europee.

L’incontro è stato organizzato da GESAC (Gruppo Europeo delle Società di Autori e Compositori) e ECSA (Alleanza Europea degli Autori e Compositori).

I contratti di buy-out costringono i creatori delle opere a rinunciare – in tutto o in parte – ai loro diritti d’autore sull’opera, precludendo loro di guadagnare dall’utilizzo delle stesse. Queste pratiche coercitive messe in atto dalle grandi piattaforme di video on-demand (VOD) non europee privano i compositori dell’audiovisivo di una remunerazione appropriata e proporzionata, oltre a minare l’esercizio dei loro diritti morali, come spiegato nel comunicato congiunto di GESAC e ECSA. Nei contratti work-made-for-hire, poi, gli autori perdono persino la proprietà delle loro opere.

Helienne Lindvall, Presidente di ECSA, ha dichiarato: “Si tratta di una questione di equità tra le parti, dal momento che per i compositori è molto difficile rifiutare le clausole di buy-out, pena l’esclusione. Le opzioni che questi hanno sono, quindi, accettare i termini di contratto, pur rinunciando a parte delle royalties che spetterebbero loro legittimamente, oppure perdere l’opportunità di lavorare in un progetto a firma di una grande e popolare piattaforma VOD, col rischio di essere inseriti nella sua “lista nera”. Abbiamo bisogno di una legge europea per assicurare equità e offrire delle possibilità di scelta concreta ai creatori delle opere.”

Véronique Desbrosses, General Manager di GESAC, ha aggiunto: “I contratti di buy-out imposti ai creatori delle opere da parte delle piattaforme VOD sono ormai in crescita esponenziale: la maggior parte di questi sono servizi con sede negli Stati Uniti, che importano in Europa il peggio delle loro pratiche contrattuali. Per aggirare il principio della giusta remunerazione vigente in Europa, le piattaforme VOD americane fanno riferimento alla legge statunitense e alla giurisdizione dei loro tribunali. L’intervento dell’Unione Europea è necessario per porre fine a questa ingiustizia e per assicurare che le regole del mercato interno si applichino a tutti i player!”

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